Nota dell'autrice:
I personaggi non mi appartengono (magari!), ma mi sono permessa di giocarci un po’. Ringrazio con tutto il cuore Monica per la sua collaborazione, i suoi consigli e il suo appoggio morale. Monica sei insostituibile ^_^
 
Sliding Doors…Oscar
2° parte - finale
 
 

Oscar riaprì gli occhi, prima uno poi l’altro.
…?!?…
Per meglio identificare ciò che le si presentava davanti inclinò la testa a destra…poi a sinistra… ma quello…cos’era??
Non potè farne a meno, mentre si rialzava da terra scoppiò a ridere tanto forte da farsi venire le lacrime agli occhi.
Beh, non sono nella mia stanza, ma tutto sommato questo valeva la pena di vederlo!
 La persona che Oscar si ritrova davanti in effetti non era sconosciuta anzi, lo conosceva da molti anni, infatti era Girodel, ma in una versione molto più “casalinga”.
Girodel si trovava di fronte allo specchio intento a sistemarsi l’ultimo bigodino, indossava una vestaglietta da sera a fiori con il colletto piumato. Sembrava impaziente, guardando continuamente l’orologio alla parete, come se aspettasse qualcuno. Quel qualcuno entrò proprio in quel momento e questa volta Oscar non fu stupita, ma solo rassegnata, le era passata completamente la voglia di ridere.
“Ohh, finalmente ti degni di tornare a casa. Guarda che ora è. Credi che non conosca gli orari dei tuoi turni? Avresti dovuto essere a casa da almeno tre ore. Non puoi fare così, ma per te non conto proprio nulla? Io faccio tanto per farmi bello per te e tu entri e neanche mi guardi! Non puoi trattarmi così. Oscar insomma guardami, sono tuo marito infondo, tu non mi vuoi più bene!” Piagnuccolò Girodel nel vedere arrivare sua moglie… Oscar.
“TACI! Non è possibile, tutte le sere la stessa storia, avrei fatto bene a rimanere in taverna a bere con gli altri.”
“Certo, certo, tutte le sere ad ubriacarti con quegli altri soldatacci. Tutte le sere! E a me non pensi mai, lo sai da quanto tempo non mi porti fuori?”
Anche da troppo poco per i  miei gusti! C’è da vergognarsi a mostrarsi in pubblico con uno così!!!
“Ti ho detto di tacere!” disse Oscar mollandogli una sberla che gli fece volare via un paio di Bigodini. “Non osare mai più intrometterti in ciò che faccio. Lavoro tutto il giorno e se la sera o voglia di farmi un paio di bicchieri con gli amici non devo rendere conto a te.
Adesso ho capito perché eri tanto accomodante prima del matrimonio! Mi dicevi “non vi chiederei mai di lasciare l’uniforme…vi amo così come siete”. Balle! E ci credo! Avevi già fatto i tuoi calcoli! Io sul fronte…e tu?!? Tu a casa a ricamare e leggere romanzetti rosa!”
Girodel, con le lacrimucce agli occhi si catapultò verso la sua Oscar, gettandogli le braccia al collo.
No, questa dev’essere una maledizione! Ma come, faccio tanto per liberarmi di una piagnola e me ne ritrovo fra i piedi un’altra??
“Perdonami, amooreee, perdonami. Non volevo farti arrabbiare. E che sono sempre tanto in ansia. Su ti prego, voglio farmi perdonare. Amooreeeee… su fammi felice, faciamo “cosucce”?”
Oscar lo allontana senza troppi complimenti.
“Cosa?? Io sono stanca! Ho marciato tutto il giorno, ho avuto quattordici duelli, tredici imboscate e ho dovuto stilare trentaquattro rapporti! Ho lavorato per mantenere te, sciaquetta! E adesso dovrei anche svolgere i miei “doveri coniugali”?? Mi dici con quali forze? Oltretutto, dico, ti sei guardato ultimamente?!? Tu con i bigodini in testa e quella vestaglia…sei quanto meno di seducente ci possa essere. Idiota!!”
Ma scusa, perché, prima ti sembrava in qualche modo seducente?!? Oscar, ma hai perso completamente la ragione? Perché diavolo hai accettato di sposarlo? Perché avrei mai dovuto accettare di sposarlo. Un imposizione, certo! Non potrebbe essere che per un’imposizione di mio padre. Tutto questo è ancora più squallido di quella “Oscar” che ho visto prima, che diavolo dovrebbe significare questa specie di crisi matrimoniale al contrario. Come posso accettare una situazione del genere! No, quella non posso essere io, no, proprio non posso!
Un cameriere, dopo avere bussato mestamente, entrò appoggiando un vassoio al tavolino.
André, no! Non puoi avere sopportato anche questo! Che ci fai qui? Dovevi scappare a gambe levate come hai fatto con la cicciona. Che senso ha rimanere con un’Oscar così, almeno tu potevi tentare di salvarti!
“Signori, vi ho portato la cioccolata”
Poi ignorando completamente la presenza della piagnola di turno rivolse tutte le proprie premure verso la sua padrona, tendendole amorevolmente la tazza ancora fumante:
“Hai passato una buona giornata? Sembri molto stanca, vieni siediti così ti faccio un bel massaggio, ti farà sentire meglio. Vuoi che ti faccia preparare un bagno caldo?”
André continuava a lanciare continue occhiate timide ma…rivelatorie verso Oscar che non potè non notare l’evidente differenza fra l’aspetto del bel cameriere e il suo frignante consorte. André pur avendo passato la giornata lavorando in cucina, strigliando cavalli e dedicandosi ad altre mille incombenze, si presentava davanti ad Oscar in perfetto ordine: curato e vestito elegantemente, ed in più, nonostante la stanchezza portata dalla sua dura giornata di lavoro, si dimostrava ancora nel pieno delle forze necessarie per poter riempire di premure e dolci sorrisi, la sua adorata “padroncina”; il perfetto contrario dell’infamone Girodel, che, pur stando a casa cullandosi nella “nobile” arte del dolce far niente, tra un bigodino e l’altro, si presentava trascurato fisicamente e, come se ciò non  bastasse, non trovava di meglio che accogliere il ritorno a casa di sua moglie Oscar se non  a suon di rimproveri e lamentele..degne solo di una donnetta preda di una sindrome pre-mestruale..
Oscar, osservava sempre più senza parole quella scena a dir poco inquietante, alternando lo sguardo su ciascuno dei personaggi del suo sogno (eh si! Perché ora Oscar pregava in cuor suo che quello fosse solo un sogno, o meglio.. un’incubo!!): la sua “copia” guardava sconsolata Girodel che era a dir poco grottesco..e Andrè..emettendo silenziosi sospiri, come se stesse facendo un segreto paragone tra i due uomini, e stesse vagliando le tristi conclusioni a cui era giunta dopo le sue riflessioni..
La vera Oscar, osservava l’altra sé stessa, sempre più stupita:
Bhe, ma ci stai anche a riflettere su chi sia meglio, dico ma li hai guardati bene…oltre che le capacità mentali ora ti difetta anche la vista? Oddio! Ma che cosa sto dicendo. Sono io ad essere completamente impazzita. Non ne posso più, voglio tornare nella mia camera, nella mia realtà o finirò realmente per perdere la ragione.
Girodel, intanto, avendo notato uno scambio di sguardi languidi tra sua moglie e il fascinoso servetto, scoppiò in una feroce scena di gelosia ed emettendo versi indecifrabili si tolse una pantofola piumata di un delicato color rosa confetto,  lanciandola in direzione di André, colpendolo dritto nell’occhi destro, con la punta del tacco..( il caro Girodel adorava i tacchi alti!!)
André scappò…ferito e dolorante gridando
“Basta! Basta!! Ieri le ho prese da Bernard ad un’occhio…oggi mi cecate pure l’altro. Basta!!! Non ne posso più!!!!!!!!!!”
Ora davvero per Oscar era troppo.
“Ma sei impazzito??? Perché diavolo hai fatto una cosa del genere!!! Non ti è bastato far scappare via quasi tutti i domestici con le tue crisi isteriche! Adesso sei riuscito a far saltare i nervi persino ad André! Questa non te la perdono!!!”
“Basta! Sei sempre dalla sua parte! Non ne posso più! Avanti! Dillo! Hai una tresca con quel servetto! Tu non mi ami più!”
“Questo è il colmo!!! Adesso cerchi anche di scaricare le tue colpe su di me! Una volta nella tua vita cerca di essere UOMO la metà di quello che sono io!”
Ma Girodel ormai incurante della rabbia di Oscar…
“Ah, ma non importa! Non lascerò che quel gigolò da strapazzo ti porti via da me! Tu sei mio mar..mia moglie!”
“Ma si può sapere come ti vengono in mente cose del genere dico io ?!?” Anche se…certo ad André non sarebbe mai venuto in mente di mettersi i bigodini. Sic!
Girodel scoppiò nell’ennesimo pianto e la sua voce si fece ancora di più, sempre che questo fosse possibile, stridula e femminea.
“Tu non mi ami più! Non mi guardi più! Non ti sei nemmeno accorta che ho fatto la liposuzione degli zigomi per farmi bello per te!!!”
La lipoche?!? No, no, preferisco non sapere! Ho già visto troppo per i miei gusti.
Guardando ancora una volta il viso di Girodel, la vera Oscar non riuscì più a reggere è scappò via inorridita, non sapeva ancora se sarebbe riuscita ad uscire da quell’incubo, ma una cosa era certa. Avrebbe dato di stomaco per due giorni!!!
Con la mente ancora sconvolta e lo stomaco in subbuglio, Oscar si avviò verso la nuova porta che le si presentava davanti oltrepassandola senza esitazione, certa che non avrebbe veramente potuto vedere nulla di peggio. Beh, quasi sicura…

Era un salotto molto ampio ma quasi privo di arredamento. Sul divano una donnina quasi scheletrica era attorniata, anzi sepolta da tre piccole pesti, uno le saltava addosso giocando al piccolo rivoluzionario, un altro era arrampicato sulla schiena con evidenti intenzioni di utilizzare la genitrice come personale destriero, l’altro ancora, evidentemente troppo piccolo per attività più movimentate, non volendo mancare anche lui di tante attenzioni verso la mammina, che ormai si ritrovava in evidente stato di schok, le rigurgitava addosso quantità indecifrabili di liquidi di varia natura.
La vera Oscar si accasciò sulla prima sedia a portata di mano, in uno stato quasi catatonico rimase ad aspettare l’entrata dell’improbabile marito di turno e la sua non fu un’attesa di lunga durata.
Oddio! E’ proprio vero che al peggio non c’è mai fine.
Il “premuroso” marito entrò barcollando, mezzo svestito, con segni di rossetto sparsi ovunque e una bottiglia quasi vuota ancora in mano.
“Tessoro, sonno a casa, hic! Ssei contenta verro ammorre, hic!”
Certo, come no, tanto contenta che mi viene voglia di metterti le mani al collo. Pensò la minuta Oscar che ormai meditava sani propositi di uxoricidio. “Certo caro Hans, ti sei divertito?”
“Ma ammorre, lo sai, hic, che lo ffaccio soltanto perrte, se rriesco a sstringere le amicizzie giuste, vedrai (hic) tutti i nosstri probblemi di ssoldi spariranno, hic”
Io farei sparire qualcos’altro, imbecille. “Si…certo…caro”
“Ma tu ti sttanchi troppo, hic, qui con i bambini tutta ssola, hic, dove la tata..Tata…TATA!”
No, ditemi che non è lui, no!
“Non urlate così, siete impazzito, sveglierete gli altri tre in questo modo. E poi vi ho già chiesto di non chiamarmi così” se non vuoi che ti estirpi i capelli uno ad uno, unica materia grigia in tuo possesso, demente.
Fersen sbattè gli occhi stupito, poi, cercando di assumere un’aria quanto più possibile inteligente (cosa quanto mai difficile), rivolse lo sguardo verso consorte e pargoli.
“Hi, hi, hic, è verro, li ce ne sono ssolo tre, hic. Hi, hi mi erano ssembrati tutti e sei. Hi, hi, che stupido, hic!”
Sei troppo indulgente con te “tesoro”. Devi ringraziare che non abbia appreso prima del matrimonio il lato ottuso che c’è in te!
Andrè si avvicinò ad Oscar ormai esausto dal lavoro e dal quadretto familiare che gli si presentava ogni giorno e nel quale suo malgrado si trovava “volontariamente” coinvolto. Perché ormai si trattava indubbiamente di volontariato, non riuscendo neanche più a ricordare la data in cui riuscì a ricevere l’ultimo stipendio.
Mentre si accingeva a liberare Oscar dagl’ingombranti fardelli le sussurrò
“Senti Oscar, perché non tenti di tenerlo sobrio almeno un paio di ore al giorno, a furia di bere sta perdendo le poche facoltà mentali che la natura gli ha donato”
“Scherzi, se smette di bere inizia a tentare di pensare e comincia a fare danni, no meglio tenergli il bicchiere sempre pieno. Poi lo sai meglio di me, l’alcool non centra, lui è già così di suo.”
La vera Oscar nel frattempo assisteva alla scena ormai spalmata sulla sedia. Con una mano sulla fronte continuava a scuotere la testa.
Ecco cosa si intende quando si parla di decadenza della nobiltà!
“Oscar tessoro, hic, sstavo… pensando…”
“Non ti sforzare Hans caro, lo sai che ti fa male.”
“Mi ssono sempre chiesto, hic, per quale motivo, hic, i nostri figli abbiano quasi tutti gli occhi verrdi, non ti ssembra sstrano, hic!”
Oscar e André si guardarono con complicità e soddisfazione sapendo che il sapiente padrone di casa non avrebbe mai avuto abbastanza capacità intellettive per fare due più due.
“André, per favore, porta un bicchiere di Cognac al signore, gli farà bene prima di dormire.”disse con quell’aria sadica ottenuta in tanti anni di felice vita coniugale.
“Grrazie, hic, cossa farei senza di te, hic”
L’ennesimo bicchiere fece l’effetto voluto e Fersen crollò schiantandosi per terra. La minuta Oscar con fare indifferente si avvicinò lentamente all’amato consorte e con la punta del piede iniziò a dare colpetti per saggiarne una qualche minima reazione.
“Anche per stasera è partito. Andiamo a dormire André.”
La verà Oscar non riusciva più a pensare. Immersa fino ai capelli in quelle visioni assurde di se stessa aveva persino dimenticato di tentare di uscire da quella situazione, di tornare alla realtà, rimaneva lì, attonita, spiattellata sulla sedia con davanti a se, accasciato a terra, quello che un tempo aveva considerato l’uomo ideale.
Uomo ideale un corno! Certo, qualche dubbio sulle sue capacita mentali a volte l’ho avuto, ma questo…coso!
Improvisamente sentì bussare energicamente alla porta di ingresso, sentiva una voce chiamare dall’altra parte ma non riusciva a distinguerla. Pensando che fosse inutile andare,  Tanto qui non mi vede nessuno rimase ad aspettare. Qualcuno sicuramente sarebbe andato ad aprire.
Niente. Non arrivava nessuno, continuavano a bussare sempre più forte, la voce per quanto indecifrabile si faceva sempre più insistente, ma nessuno andava ad aprire.
Decise di andare alla porta, esitò ancora un attimo, poi aprì la porta molto lentamente, non sapeva chi ho cosa si sarebbe trovata davanti.
“A..ANDRE’?!?”
Si guradò fra le mani, la rosa era lì ancora intatta, poi si volto bruscamente e:
“E’ la mia camera! André hai visto? LA MIA CAMERA!!”
“Oscar, si…ma che cosa succede, sono ore che busso. Non mi sentivi? Mi ha speventato a mor…”
Non ebbe il tempo di terminare la frase. Oscar prima gli getto le braccia al collo poi lo prese per un polso ed iniziò a correre giù per lo scalone trascinandoselo dietro. Al povero André non restò che mettersi a correre con lei che non si fermò fino a quando non si ritrovarono nelle stalle.
“Presto, prepariamo i cavalli!”
“Ma Oscar cosa…”
“Non discutere e fai  in fretta!”
Non discuse, sellò i cavalli il più velocemente possibile e nello stesso istante in cui finì lo costrinse ad uscire.
“Oscar aspetta, abbiamo lasciato la stalla aperta.”
“NO! Stai lontano da quella porta, oggi qualunque altra cosa, ma non voglio più vedere neanche una porta, intesi!”
Partì al galoppo, André faticosamente le si affiancò.
“Oscar, insomma, mi vuoi dire che succede, dove dobbiamo andare?”
“Lontano. Oggi devo andare lontano da qui, con te, solo con te!”
“Oscar…ma cosa devi fare di tanto importante”
Oscar lo guardo con un sorriso che non gli aveva mai rivolto prima.
“La scelta giusta!”

 Fine

                                                                                                                             Rose
 
 

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